Per una corretta valutazione dello stato nutrizionale della vitamina B12 (o cobalamina) è importante misurare nel sangue la concentrazione di questa vitamina: con concentrazioni minori di 200 ng/L (150 pmol/L) si può parlare di un’effettiva carenza.
Con concentrazioni nel sangue di Vitamina B12 minori di 200 ng/L si può parlare di un’effettiva carenza.
La sola determinazione plasmatica di vitamina B12 è tuttavia un indicatore poco sensibile in quanto i livelli di questa vitamina nel sangue rimangono normali per lungo tempo. Ciò è dovuto al fatto che l’organismo dispone di grandi riserve di cobalamina, soprattutto a livello e epatico e a livello renale. Si stima infatti che i depositi epatici di vitamina B12 possano sostenere il fabbisogno fisiologico per anche 3-5 anni in assenza di assorbimento di questa vitamina.
La vitamina B12 entra in gioco in due importanti reazioni cellulari. La prima riguarda il metabolismo di un aminoacido, la metionina, che se alterato porta a un eccessivo accumulo di omocisteina. La seconda invece riguarda la produzione di energia dai grassi e in particolare degli acidi grassi a numero dispari di atomi di carbonio.
Per questo due importanti indicatori di una carenza effettiva di vitamina B12 sono proprio l’omocisteina (il cui metabolismo dipendende però anche dall’acido folico) e l’acido metilmalonico. Valori elevati di questi metaboliti confermano la diagnosi di carenza di vitamina B12.
Ci sono molto cause alla base di bassi livelli di vitamina B12. Quella che classicamente viene definita “anemia perniciosa” sta a indicare una malattia autoimmune che porta alla distruzione delle cellulare parietali gastriche che producono un fattore, il Fattore Intrinseco per l’appunto, indispensabile per l’assorbimento della cobalamina. Questa condizione può essere verificata con la ricerca di due anticorpi: il primo diretto contro le cellule parietali gastriche, il secondo diretto contro il Fattore Intrinseco stesso.
Nonostante questo, l’anemia perniciosa è responsabile solo di un numero ristretto di casi di carenza di Vitamina B12.
In molti altri casi è possibile dimostrare una scarsa assunzione o una bassa assimilazione di questa vitamina. La cobalamina è abbondante nei cibi di origine animale come la carne, il pesce, il latte e i latticini; di conseguenza, diete che riducono molto l’assunzione di queste categoria di alimenti possono portare con il tempo a una carenza di Vitamina B12.
L’assunzione raccomandata di Vitamina B12 nella popolazione generale cresce con l’età e si attesta, dopo i 15 anni, intorno a 2.4 mcg al dì, senza differenze tra i due sessi, mentre durante la gravidanza e ancora di più durante l’allattamento sono necessari livelli maggior di questa vitamina, rispettivamente di 2.6 e 2.8 mcg al giorno.
L’assunzione raccomandata di Vitamina B12 nella popolazione generale è intorno a 2.4 mcg al giorno.
L’assorbimento della cobalamina è comunque molto complesso e prima di legarsi al Fattore Intrinseco questa vitamina deve essere liberata delle proteine a cui è coniugata, pena il mancato assorbimento.
Ecco perché per una corretto assimilazione di questa vitamina è importante che lo stomaco funzioni correttamente: qualunque condizione che alteri il funzionamento gastrico può essere responsabile di un deficit di vitamina B12. L’utilizzo cronico di farmaci come gli antiacidi e gli inibitori di pompa protonica, una gastrite cronica o la presenza di Helicobacter pylori, la resezione completa o parziale dello stomaco stesso e così via possono essere alla base di una carenza di questa vitamina.
La carenza di questa vitamina può portare a gravi sintomi ematologici, primo fra tutti un’anemia megaloblastica, sintomi neurologici, come parestesie e alterazioni dell’equilibrio, e sintomi gastrointestinali come glossite, nausea e dolori addominali. Non è necessaria la presenza contemporanea di tutti questi sintomi per porre diagnosi di carenza di vitamina B12.
Nel caso fosse diagnosticata una carenza di cobalamina la terapia deve essere concordata con il proprio medico di fiducia e valutata in base alla cause che hanno portato a questo deficit vitaminico. Ad esempio, se la carenza di vitamina B12 è dovuta a uno scarso utilizzo di prodotti di origine animale o dall’utilizzo continuativo di farmaci antiacido spesso è sufficiente l’integrazione orale.
Invece, se il problema dipende dall’assenza di Fattore Intrinseco, la somministrazione orale di vitamina B12 non porterà probabilmente grossi benefici e sarà da preferire una somministrazione parenterale per via iniettiva.
Lo stesso vale per i dosaggi, che devono essere valutati in base a livello plasmatici di vitamina B12 e dei metaboliti indici di una sua carenza, oltre che alla presenza e alla gravità dei sintomi clinici.