È innegabile che il caffè abbia un effetto di stimolo su tutto l’organismo, a partire dalle funzioni intellettive, che sono senza dubbio acuite dal suo utilizzo, per non parlare dell’effetto benefico del caffè sulla regolarità intestinale. In fin dei conti, l’uomo ha da sempre consumato caffè, tè e cacao (per non parlare del tabacco) proprio per le loro proprietà positive e continuerà a farlo per molto altro tempo.
Per sfruttare appieno i benefici di questa bevanda senza incorrere in rischi e fastidi è importante però prestare qualche attenzione.
Prima di tutto il caffè deve essere bevuto amaro, senza zucchero né dolcificanti che darebbero all’organismo un segnale negativo sul piano metabolico. Lo zucchero sciolto in una tazzina di caffè viene assorbito ed entra in circolo nel giro di pochi minuti con un inevitabile stimolo all’ingrassamento.
Il caffè deve essere bevuto amaro, senza zucchero e dolcificanti, e assunto preferibilmente alla fine di un pasto.
Il momento migliore per concedersi una tazzina di caffè è alla fine di un pasto, così da evitare i fastidiosi effetti sulla mucosa gastrica e ridurre il rischio di reflusso. La presenza di cibo nello stomaco, inoltre, rallenta l’assorbimento della caffeina protraendo l’effetto positivo di questa molecola nelle ore successive al pasto e riducendone gli effetti collaterali.
Ma la domanda più importante è: quanti caffè bere ogni giorno?
Una meta-analisi pubblicata nel 2014 sull’American Journal of Epidemiology da un gruppo di ricercatori del Karolinska Institutet di Stoccolma, che ha preso in esame studi europei, americani e giapponesi, dimostra che il consumo moderato di caffè è inversamente associato alla mortalità sia per patologie cardiovascolari sia, più in generale, per tutte le cause di morte.
Il rischio si riduce progressivamente fino a 3-4 tazzine di caffè al giorno, con una diminuzione della mortalità che va dal 16% per tutte le cause di morte fino al 21% se si considerano solo le patologie cardiovascolari, per poi aumentare nuovamente con l’aumento del numero di caffè nella giornata (Crippa A et al. 2014 Am J Epidemiol 180:763–775. doi: 10.1093/aje/kwu194).
Il consumo di 3-4 tazzine di caffè al giorno è inversamente associato alla mortalità sia per patologie cardiovascolari sia, più in generale, per tutte le cause di morte con una riduzione della mortalità di oltre il 16%.
C’è ancora poca chiarezza sui meccanismi attraverso i quali il consumo di caffè possa influire sulla mortalità: fino a pochi anni fa l’assunzione di questa bevanda era considerata un’abitudine poco salutare a causa del suo contenuto in caffeina, che è stato correlato a un aumento della pressione arteriosa. Oltre alla caffeina, però, il caffè contiene tutta una serie di composti fenolici con un’importante azione antiossidante e potenziali effetti benefici per la salute che, probabilmente, in un consumo moderato, prevalgono sui possibili effetti nocivi della caffeina.
Detto questo, è bene comunque che ogni persona trovi il “proprio modo” di bere il caffè, in relazione alla propria sensibilità individuale.
È bene che ogni persona trovi il “proprio modo” di bere il caffè, in relazione alla propria sensibilità individuale.
Oltre che dall’abitudine a bere caffè, il metabolismo della caffeina dipende in parte anche da caratteristiche genetiche. Ci sono persone che metabolizzano più velocemente la caffeina e altre che invece impiegano più tempo a eliminarla e che quindi sono più sensibili a questa molecola risentendo più facilmente di effetti negativi come l’insonnia, la tachicardia e l’agitazione.
Proprio per questo, ogni persona deve imparare a conoscersi e capire come utilizzare per il proprio benessere una buona tazzina di caffè (senza zucchero).