Se dagli esami del sangue risultano livelli troppo alti di trigliceridi come prima cosa è importante ripetere le analisi in modo da essere certi che l’alimentazione della sera precedente agli esami, magari un po’ eccessiva, non abbia inciso troppo sul loro valore.
La trigliceridemia, cioè la concentrazione nel sangue dei trigliceridi, merita di essere misurata dopo almeno 10-12 ore vere di digiuno altrimenti il rischio è di misurare anche i grassi di origine alimentare che possono variare molto a seconda del tipo di pasto.
Nel caso i nuovi esami confermassero i medesimi livelli di trigliceridi è fondamentale ragionare con attenzione sul proprio stile di vita.
Sempre di più nella letteratura scientifica internazionale, i valori di trigliceridi sono stati correlati a un aumento del rischio cardiovascolare e non solo di quello di pancreatite acuta. Il rischio di infarti e ictus sembra essere maggiormente influenzato, in senso negativo, dalla concentrazione di trigliceridi nel sangue e, in senso protettivo, dalla concentrazione di colesterolo buono (quello HDL, per intenderci) che non invece dal semplice valore di colesterolo totale.
Nelle persone sane, senza pregressi eventi cardiovascolare o altre patologie come potrebbe essere il diabete, è possibile valutare il rischio cardiovascolare facendo qualche conto. Prima di tutto è importante considerare il rapporto tra la concentrazione di colesterolo totale diviso la concentrazione di colesterolo HDL, i cui valori dovrebbero essere inferiori a 4 per essere ottimali. Allo stesso modo è importante il rapporto tra la concentrazione di trigliceridi e la concentrazione di colesterolo buono: in questo caso i valori per essere considerati favorevoli dovrebbero essere minori di 2,5.
Il rapporto tra la concentrazione di trigliceridi e la concentrazione di colesterolo buono è utile per valutare il rischio cardiovascolare e deve essere minore di 2,5.
A differenza dell’ipercolesterolemia, per cui disponiamo di farmaci, come potrebbero essere le statine, in grado di ridurre efficacemente il colesterolo, quanto si parla di trigliceridi non ci sono interventi farmacologici risolutivi e gli aspetti che possono fare effettivamente la differenza sono una dieta corretta e l’abitudine al movimento.
Sebbene si possa pensare che il modo migliore di ridurre i trigliceridi nel sangue sia quello di evitare i cibi più grassi è importante ricordare che la trigliceridemia a digiuno è molto più influenzata dal consumo eccessivo di zuccheri semplici.
L’eccesso di energia derivata dallo zucchero, infatti, viene convertita in grasso dal fegato e circola nel sangue trasportato dalla lipoproteine e quindi, in caso di ipertrigliceridemia, è più importante evitare l’utilizzo di zuccheri semplici e in particolare di fruttosio. Il problema di questo zucchero è dovuto al suo particolare metabolismo: il fruttosio per essere metabolizzato salta la prima tappa della glicolisi, che è la via metabolica fondamentale per la trasformazione in energia degli zuccheri. In questo modo il suo metabolismo non è regolato e tutto il fruttosio introdotto con la dieta deve essere immediatamente trasformato in energia, il cui eccesso viene convertito in lipidi.
Tutto il fruttosio introdotto con la dieta deve essere immediatamente trasformato in energia, il cui eccesso viene convertito in lipidi.
Il problema non riguarda un consumo moderato di frutta durante i pasti, per cui grazie alla fibra l’assorbimento del fruttosio è rallentato, ma soprattutto l’utilizzo di fruttosio tal quale e la sua presenza nelle bevande e nelle bibite. Allo stesso modo meglio preferire il più possibile il consumo di cereali integrali, poiché la presenza di fibre è utile per rallentare l’assorbimento degli zuccheri e migliora sicuramente l’efficenza del metabolismo energetico.
Altro aspetto da considerare con attenzione e sul quale interrogarsi in caso di trigliceridi alti è il consumo di alcol, che sul piano metabolico si comporta in maniera molto simile al fruttosio. Un eccessivo consumo di bevande alcoliche porta a un surplus di energia nel fegato che viene poi convertito in trigliceridi di riserva che circolano nel sangue. Anche in questo caso è utile un po’ di moderazione: mezzo bicchiere di vino al pasto, se bilanciato all’interno di una dieta equilibrata, non potrà che essere d’aiuto per ridurre il rischio cardiovascolare.
Molto importante anche la distribuzione dei pasti nella giornata. Tutto ciò che viene mangiato entro un’ora dal risveglio viene trasformato interamente in energia a differenza di quello che viene mangiato dopo le 17, che viene più facilmente convertito in grassi di riserva e quindi in trigliceridi. Meglio cominciare la giornata con una prima colazione abbondante, bilanciando correttamente carboidrati e proteine, in modo da arrivare a cena senza troppo appetito.
Oltre a queste attenzioni dietetiche è importante che l’attività fisica diventi parte integrante della propria quotidianità. Non serve correre tutti i giorni la maratona e spesso è sufficiente una passeggiata a passo svelto, un giro in bicicletta, una corsa leggera o una nuotata in piscina: l’importante è muoversi tutti i giorni.
Ultimo aspetto da tenere in considerazione, se si vuole realmente e stabilmente ridurre il valore di trigliceridi nel sangue, è raggiungere l’obiettivo di un sano dimagrimento, puntando a essere il più magri possibili senza essere sottopeso.
Oltre che ai chili sulla bilancia è importante valutare con attenzione la composizione corporea, valutando la percentuale di massa grassa, massa magra e acqua. Se per valutare questo aspetto è indispensabile chiedere l’aiuto di un professionista, spesso anche semplicemente un paio di jeans che prima non entravano e che adesso calzano alla perfezione fanno propendere a favore di un reale dimagrimento piuttosto che non per una semplice riduzione del peso sulla bilancia.